Un elettore cattolico chiede (MA NESSUN CANDIDATO RISPONDE)

Un elettore cattolico chiede (MA NESSUN CANDIDATO RISPONDE)A Febbraio avevo posto, ai Candidati Sindaco, una (UNA SOLTANTO) semplicissima domanda. Non avevo molta speranza di avere risposte e neppure era ragionevole attendersele: nonostante centinaia di brindisini mi leggono quotidianamente e costantemente sono e resto un semplice blogger forse pure un po’ scomodo, senza contare nomee e pregiudizi e minacce che ho subito (e la cosa continua ancora, purtroppo).

Per provare a stimolare la partecipazione e per renderle la cosa più vicina ai medesimi candidati -che han una età mediamente molto giovane- avevo proposto la medesima domanda attraverso Facebook (che pare sia molto utilizzato da molti candidati. Anzi: alcune querelle, riproposte poi dai media locali, sono nate proprio lì, su quel social network.

Ebbene: come CIASCUNO può vedere (https://www.facebook.com/events/331729830202393/ ) il silenzio è stato pressochè totale. Un silenzio assordante, come si dice con una espressione paradossale strausata e persino inflazionata ma sempre efficace.

Pazienza: come ho scritto (potete vederlo sempre a quell’indirizzo facebook “Domanda per i CANDIDATI SINDACO“) ne prendo atto. E sarà anche un misero voto ma, perdurante quel silenzio, non lo avrà nessuno.

soltanto UNA DOMANDA ai candidati sindaco di Brindisi

La domanda, AI CANDIDATI SINDACO di Brindisi, è la seguente:

SEI FAVOREVOLE
ALLA CREAZIONE DI UN REGISTRO COMUNALE
DELLE COPPIE DI FATTO,
INCLUSE LE COPPIE OMOSESSUALI?

 

E’ importante, io credo, non tanto DARE una risposta,
ma avere una IDEA CHIARA in merito.

https://www.facebook.com/events/331729830202393/

da brundisium a new brindeesy city (ma senza tappe intermedie)

E’ fin troppo comodo parlare di “città del futuro” (attenzione: occorre pure vedere come lo si prospetta. Ad esempio con un modernissimo registro delle unioni civili magari con incluse  coppie/triple -non chiedetemi cosa siano: rivolgetevi ai radicali che lo han proposto davvero!- o con futuristici parchi per scambisti riigorosamente accessibili pure alle altre bestie quali cani, gatti et cetera) per non guardare al presente e soprattutto per evitare di guardare al passato. Quello immediatamente prossimo e quello un po’ più remoto.

Eppure Mennitti, che la sa ben piu lunga di noi (candidati sindaco inclusi, o la piu parte di essi) ci mise in guardia già tempo fà: “andiamo avanti”, disse, “andiamo avanti perchè loro vogliono tornare indietro”. Eh già, lo scrittore e politologo, il parlamentare onesto (ed il seggio se lo sudò: un conto è entrare in parlamento con partiti al 30% o più -ed in quei decenni c’erano partiti che facevano ben più del trenta- ed un conto è meritarsi i voti all’interno di una formazione politica con percentuali ad una cifra, talora piu piccola di cinque) e soprattutto l’ottimo conoscitore di Brindisi e dei brindisini (inclusi quelli che s’agitano attorno alla cosa pubblica) sapeva bene quale era il rischio.

E non solo ha scongiurato tale rischio (che già, di per sè, sarebbe un grosso merito) ma ha pure pensato alla città del futuro. Lui si, ma veramente. E del resto cosa è candidare Brindisi a Capitale Europea della Cultura 2019 ben dieci anni prima? Significa pensare, progettare, guardare al futuro -ma senza fughe in avanti- avendo il tempo di costruirlo bene e ponendo basi -c o n c r e t e- per esso. Per non restare nel vago: altro è aprire una struttura (il nuovo teatro) così, una tantum, altro è creare un Ente ad hoc (necessario e funzionale,  non un carrozzone statalista stile diccì o i pallosi comitati culturali della intellighenzja comunista) che garantisca continuità e soprattutto un buon “funzionamento” del teatro stesso. Sennò correvamo il rischio di coprirci di ridicolo organizzando nel piu grande teatro d’europa declamazioni di barzellette in dialetto magari con tajedde di focaccia e l’immancabile vino, a usu cesare braicu.

Ho fatto un esempio volutamente scomodo ed impopolare: basti dire che un  candidato sindaco degli exPCI, una volta, disse pubblicamente che la cultura erano i chioschi dei paninari sul lungomare e li molli a ddò zumpavunu li piccinni, giuro che l’ho sentito con le mie orecchie. E non era un parvenu della politica con basso tasso di scolarità (il prototipo del consigliere comunale della nostra città, specie in certe aree “politiche”). Ma, è ovvio, potrei farne mille altri. Ed invece ne faccio solo un’altro: la dignità alla istituzione Comune. E quando qualcuno, in arsura da oltre un lustro, ha pensato bene di organizzare una bella occupazione a mò di pasconi, è intervenuta giustamente la Legge.

Gia. La legge. In ossequio alla quale manco si può fare una struttura di chiusura di un balcone -ed è giusto che sia così- ed invece in passato si è tollerato ben più di una vetrata o di un gazebo. Ma, fortunatamente, la Magistratura è intervenuta pure in questo àmbito. Ed è un virtuoso continuum con le vergognose catapecchie lì vicino demolite, mica sono cose slegate, episodiche. No: si chiama unità di intenti, sinergia, idem sentire. Si chiama onestà.

l’anno prossimo voteremo noi: i Sacerdoti avranno il coraggio di PARLARE CHIARO? e le Testate locali?

Pisapia porterà in Consiglio comunale una maggioranza dalle mille anime contrapposte: la fondatrice di soggettività lesbica Anita Sonego, l’ultracomunista Basilio Rizzo, la nichivendoliana che protegge i rom Ines Quartieri, l'”avvocato dei centri sociali” Mirko Mazzali, la donna pro aborto e contro la legge 40 Maria Elisa D’Amico, la statalista che vuole gli oratori laici Elisabetta Strada, il radicale per l’eutanasia Marco Cappato e diversi cattolici che vogliono tutto l’opposto.
 

Che cos’ha in comune la sessantottlesbiche, gay, vendola, radicali, cappato, anita sonego, anna scavuzzo, pisapia-moratti.ina fondatrice di “Soggettività lesbica” e dell’Università delle donne, Anita Sonego, che si riempie di «orgoglio per l’esistenza di coppie lesbiche con figli» e vuole abolire il concetto stesso di famiglia, troppo legato alla «supremazia maschile e alla subordinazione delle donne e dei figli», con la giovane donna sposata e madre di quattro figli Maria Anna De Censi? Che cos’ha da spartire il duro e puro Basilio Rizzo, proletario tutto falce e martello che in un’intervista ha dichiarato di «non volere un governo moderato», con il borghesissimo architetto Stefano Boeri?

Che cosa condivide una delle promotrici del movimento femminile “Se non ora quando”, la nichivendoliana Ines Qaurtieri che si batte per i diritti dei rom e degli islamici, con Maria Carmela Rozza, che si è candidata in una zona che va da Cascina Gobba a via Idro e da via Rizzoli a viale Padova esponendo cartelli con scritto «Campo Rom Di via Idro, Moschea, Fermata Bus dal Nord Africa, Mercato dell’Est Europa, abbandono e degrado del Parco Lambro, bande di latinos al Trotter, caseggiato ghetto di Cavezzali. La nostra zona non è la discarica sociale di Milano»?

Semplice, sono tutti consiglieri eletti a Milano nella coalizione di Giuliano Pisapia, che, se quest’ultimo uscirà vincitore dal ballottaggio con Letizia Moratti, occuperà Palazzo Marino con una giunta municipale e una maggioranza in Consiglio comunale dalle mille anime diverse e contrapposte. Non sarà una passeggiata tenere insieme il Partito democratico di Bersani, l’Italia dei Valori di Di Pietro, i Verdi, Sinistra ecologia e libertà di Vendola, i Radicali del duo Bonino-Pannella, più altri comunisti e cattolici vari.

Ci si potrebbe fidare dell’ultracomunista Rizzo, fedelissimo di Dario Fo, l’uomo di Rifondazione comunista più premiato (2.300 preferenze), che passato il primo turno, dopo essersi lamentato e scontrato per settimane con Boeri, il capofila del Pd, ha dichiarato: «Più uniti di così è impossibile. La chiave di volta della vittoria è che nessuno si è dovuto autocensurare nei suoi valori, ma tutti abbiamo capito che andava cercata tenacemente una sintesi. Noi non litigheremo, questo è certo». Qualche dubbio, però, sorge legittimo.

Che cosa dirà Anna Scavuzzo, scout, cattolica, amante della legalità e dell’onestà, a Mirko Mazzali, conosciuto come “l’avvocato dei centri sociali”, il penalista che ha difeso a spada tratta i manifestanti del G8 di Genova, che ama il Leoncavallo e odia il concetto di autorità? Come farà, ad esempio, il “doncolmegnano” Marco Granelli, praticamente l’unico a parlare di sussidiarietà tra i 29 consiglieri che in caso di vittoria di Pisapia saliranno al Comune, a mettersi d’accordo in generale con lo statalismo dilagante della sua coalizione e in particolare con Daniela Benelli o Elisabetta Strada, che arriva a proporre gli oratori laici del Comune per aggregare i giovani?

La cattolica del Pd Maria Grazia Guida, direttrice della Casa della Carità e presidente dell’associazione Ceas, Centro ambrosiano di solidarietà, se la vedrà con una coalizione che in maggioranza concepisce il “pubblico” come unico estensore di servizi, educativi e non, per i cittadini; o con Maria Elisa D’Amico, allieva di Zagrebelsky e ordinario di Diritto costituzionale all’Università Statale, fiera sostenitrice del registro delle unioni civili, che nel suo curriculum vanta di aver fatto «annullare le linee guida della Regione Lombardia che volevano modificare la legge 194 (tutelando così madre e feto, ndr) e dichiarare incostituzionale uno dei limiti irragionevoli della legge 40 in tema di procreazione assistita».

Infine, l’introduzione del registro del testamento biologico proposta da Paola Boccia e i cartelloni a favore dell’eutanasia esposti in corso Buenos Aires dall’associazione Luca Coscioni e difesi a spada tratta dal radicale Marco Cappato, un altro consigliere di Pisapia, lasciano tranquilli gli ex Margherita confluiti nel Pd, candidati assieme alla “forza gentile” che farà cambiare il vento nel capoluogo lombardo?

Nell’incertezza di questo ballottaggio, una cosa è sicura. Se a Milano «il vento cambierà davvero», come recita lo slogan elettorale di Pisapia, porterà alle orecchie dei suoi cittadini anche l’eco delle urla, degli strepiti e delle baruffe continue che riempiranno le stanze di Palazzo Marino.

http://www.tempi.it/i-consiglieri-eletti-con-pisapia-dalla-lesbica-che-vuole-abolire-la-famiglia-alla-statalista-che