JADDICO, 60 ANNI FA…..

Poche, pochissime note scritte alle 21 di oggi, 11 agosto. Esattamente sessanta anni fa faceva irruzione il soprannaturale nella vita del Vigile Urbano Teodoro D’Amici.

Nella notte fra sabato 11 agosto 1962 e domenica 12 D’Amici fa un sogno.

Sogna la Vergine Maria, la Madre di Dio!

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A Dio piacendo torneremo su questa vicenda: oggi ci premeva unicamente rievocare l’INIZIO degli eventi prodigiosi che tanto bene hanno fatto a innumerevoli anime (parentesi: chi può contare quante persone sono passate da Jaddico in questi sessant’anni e quante di esse hanno cambiato vita…)

Nuova Parrocchia a Brindisi (intitolata a Charles de Foucald)

Un po’ a sorpresa l’Arcivescovo di Brindisi ha voluto “creare” nella città capoluogo una nuova realtà parrocchiale:  “Il giorno 15 maggio 2022 ho eretto una nuova parrocchia in Brindisi con il Titolo di san Carlo di Gesù (Charles de Foucauld). Come suo primo parroco è nominato il sac. Vito Paparella, che è anche il responsabile di tutto il Centro Pastorale Benedetto XVI.”

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Addio caro vulcanico Franco

Davvero impossibile non scrivere due righe su questo sito in ricordo di Francesco Sardano morto oggi all’età di 56 anni. Francesco –per tutti Franco- era conosciutissimo a Brindisi e soprattutto a Sant’Elia, il quartiere dove ragazzino andò ad abitare.

FRANCO SARDANO

Ancora molto giovane aprì lo storico “Bar Raffaello”, uno dei primi del quartiere e ad oggi ancora esistente (gestito ora dalla sorella Annarita). Erano i primi anni Ottanta e piazza Raffaello era, per così dire, il “centro commerciale” di Sant’elia: due bar (indimenticabile anche il Garden Bar di Franco Di Dio), l’edicola, il barbiere, il negozio di generi alimentari, la merceria, persino una boutique (la “Coquette”) ed un negozio di scarpe! Il tutto in un contesto che comprendeva anche il Consultorio Familiare (istituiti in Italia da pochi anni) in una struttura prefabbricata che ospitava anche l’ufficio vaccinazioni ed era sede del Consiglio Circoscrizionale.

Ebbene il Bar Raffaello di Franco Sardano era una “istituzione”: vulcanico e ricco di iniziative apportava spesso modifiche all’esercizio aggiungendo nuovi servizi che offriva alla sua fedele clientela. Ad esempio la ricevitoria per il Totocalcio (poi Totogol, SuperEnalotto eccetera) e persino il servizio fotocopie se la memoria non mi inganna!

Da non trascurare anche altre sue passioni: la collaborazione ad una delle prime “radio libere” di Brindisi (Radio New Time), l’organizzazione di tornei di calcetto (alcuni memorabili all’interno del centro “Buscicchio”) ed il calcio in generale, con il suo essere sfegatato milanista –lo sapevano tutti- che faceva il paio con l’altra sua passione: Vasco Rossi.

Una estate realizzò sul retro del bar un servizio di tavoli all’aperto ed aggiunse un piccolo forno: il Bar Raffaello era diventato anche pizzeria! Tale passione per la ristorazione (che aveva approfondito anche in esperienze fuori città) lo portò a quella che è sta (ed è tuttora) la sua ultima realizzazione. Verso la fine degli anni Ottanta, sulla scia del Bar Raffaello, nasce il “Bar Mantegna” (anche se tale nome non è mai stato molto conosciuto, anzi forse nessuno sa che si chiamava così).

Era successo che Franco aveva rilevato la gestione del piccolo bar del centro sportivo “Buscicchio” (che per tutti i santeliesi è –e resta- “la palestra”). E come era nel suo carattere lo aveva trasformato più volte apportando tante modifiche anche fisiche, strutturali.

Fino, come accennavamo prima, alla realizzazione di quello che era forse il suo “sogno”: una pizzeria all’aperto con servizi ai tavoli, musica e tanto altro. Ed è così che nacque il bar pizzeria “Al Parco”. In breve tempo l’esercizio di ristorazione –a conduzione familiare: coinvolta quasi l’intera sua famiglia e parenti stretti- divenne un luogo frequentatissimo, soprattutto d’estate. Con una clientela che andava ben oltre il raggio del quartiere ed anche della città.

E chissà cosa progettava per questa estate ormai alle porte. Ma non potrà realizzarlo, almeno non lui direttamente. Sant’elia –e Tuturano, la frazione dove era andato a vivere dopo il matrimonio- perde prematuramente Franco Sardano, si: anche lui un pezzo di storia del quartiere. A Dio Franco!

COSIMO DE MATTEIS

A Dio, caro zio Teodoro

aaSe un cristiano potesse scegliere il giorno della sua morte probabilmente penserebbe alla ricorrenza della Pasqua: in quel giorno Cristo vince la morte e ci rende partecipi della sua Risurrezione aprendoci le porte del Paradiso. Ebbene oggi, domenica 27 marzo 2016, Pasqua, è morto mio zio,  Teodoro Tedesco, brindisino, classe 28.

Nei necrologi e nei manifesti -laddove ancora questi si usano- un tempo era frequente la espressione “Cristianamente,  come visse,  e munito dei conforti religiosi è morto…” : tale frase calza a pennello per lui: una vita -una lunga vita- vissuta in modo garbato, premuroso, laborioso, cristiano.

Scrivere un ricordo di lui in un blog semisconosciuto può apparire un azzardo: chi, oggi,  a Brindisi, conosce Tedesco Teodoro? Lasciò la sua città ragazzo -diciottenne- per servire la Patria nella Polizia di Stato e Milano divenne la sua città: lì conobbe una giovane e bella friulana bionda -che sposò e che gli diede Adriana e Paolo, miei cugini- e lì oggi è morto, serenamente e, come detto, cristianamente.

Pertanto oggi la sua Brindisi, tranne noi suoi parenti, non sa che un suo figlio è volato in Cielo. Chi usa l’espressione “sciabbicoto” come sinonimo di “rozzo” oppure “zambro” spesso non conosce neppure l’etimologia di questo termine. Che rinvia a quella che era una delle zone più antiche e caratteristiche di Brindisi – il rione Sciabiche- che sorgeva lungo il seno di Ponente.

Storici locali od anche iniziative spontanee di cittadini -spesso usando i social media- rievocano pezzi di vita autenticamente brindisina. Ed è un bene. Ma, complessivamente, si va perdendo lentamente il ricordo: si assottiglia il numero delle persone che son nate, cresciute vissute lì, per ovvie ragioni anagrafiche.

Eppure un tempo, neppure troppo lontano, era quello – il rione Sciabiche- il cuore pulsante della città: lì mio nonno, Tedesco Teodoro pure lui (e come non vedere il quel nome di battesimo un forte richiamo al santo Patrono della città) come altri giovani laboriosi, artigiani e con un pizzico di sana voglia di impresa, metteva su una bottega per costruire barche, barche destinate ai tanti pescatori di Brindisi.

E dopo la dolorosa esperienza , in età ancora giovane, della vedovanza Tedesco Teodoro sposa mia nonna Antonietta Stea “sciabbicota” pure lei. E nascono, uno dopo l’altro, tanti figli: figli che sono essenzialmente dono di Dio. Alcuni muoiono in tenera età -cosa purtroppo frequente ad inizio Novecento- altri “resistono”: Teodoro, Raffaele, Carolina.

Carolina è la mia mamma, nasce nel ’32: neppure il tempo di vedere la sua Lina compiere due anni che il 1° settembre del 1933, mentre la città festeggiava il suo Patrono, Tedesco Teodoro – Mestru Ghiatoru- muore prematuramente. Resta vedova mia nonna Tetta con tre bimbi piccoli. E’ la vita, dura a volte.

Il tenore di vita cambia per la famiglia e soprattutto c’è la indelebile esperienza di restare orfani: zio Teodoro, il più grande, di anni ne aveva quasi sei, zio Raffaele quattro e la mia mamma diciassette mesi. Un piccolo grande dramma: un dramma che è tale -e tale resta- quando si perde un genitore perché muore. E la morte è un fatto naturale.

[Ma è un dramma anche quando viene a mancare un genitore per un capriccio egoistico degli adulti (si, adulti capricciosi: una paradossale realtà): altro che emancipazione della donna o conquiste di civiltà o progresso… il divorzio è una piaga, ed è un fatto culturale non naturale].

Il lettore non si intimorisca: non verrà narrata una lunga storia strappalacrime: si vuole solo ricordare Tedesco Teodoro, classe ’28, figlio di Tedesco Teodoro, che oggi, il Giorno di Pasqua, è nato al Cielo. Ed io ho voluto dirlo.

A Dio, zio Teodoro!

Cognomi a Brindisi – Guadalupi e poi?

BRINDISI veduta aereaTutti i brindisini (o quasi tutti) sanno che il cognome largamente più diffuso in città è Guadalupi. Segue, ma ben distanziato, Greco. Il terzo cognome per diffusione è Saponaro. Questo il podio: seguono altri cognomi molto diffusi ma non ci sentiamo né di dare cifre esatte. Li menzioniamo così , senza voler rappresentare una graduatoria.

Eccoli i cognomi più diffusi (dopo Guadalupi, Greco e Saponaro): Bruno, Corsa, Iaia, Quarta, Romano, Santoro, Semeraro. Riguardo quest’ultimo cognome –Semeraro- va detto che esso è il più diffuso, in assoluto, in tutta la Provincia di Brindisi. Ultima curiosità: a livello regionale il cognome più diffuso in tutta la Puglia è Greco.

POVERA BRINDISI – Il vecchio che avanza ed il fetore che emana

Mentre avanzano pericolosi personaggi  senza nessun mandato popolare –ed anzi: già bocciati dalla storia (loro e la di loro fecale ideologia), dalla città, dalla giustizia- è sempre bene ricordare chi, invece, ha operato in modo cristallino, disinteressato, onesto e per l’autentico bene della nostra Città.

BRINDISI - FOTO DI COSIMO DE MATTEIS

 

“Il problema non è chi inaugura il nastro, ma chi mette in moto un meccanismo. Noi certe cose le abbiamo avviate, ma senza pensare a chi avrebbe un giorno avrebbe fatto l’inaugurazione. Se non fosse così, non si farebbe nulla. Ognuno fa la sua parte.

I riconoscimenti sono postumi. Io, sotto questo aspetto, mi sento a posto. Abbiamo condotto sette anni di amministrazione senza andare a finire dove questa città era finita. Spero che nessuno lo dimentichi.

Come sempre, sarà la storia a dire l’ultima parola. Di una cosa sono certo, ci siamo sforzati di immaginare una città che finalmente rispondesse agli interessi di se stessa, e non di qualcun altro.”

Domenico Mennitti (1939-2014) –  Intervista del luglio 2013

Chiesa di Brindisi, tempo di novità. Le nuove nomine del Vescovo Caliandro

MONS. DOMENICO CALIANDRO.jpgImmag096.jpgTempo di novità nella Chiesa brindisina. Beninteso: non esistono situazioni stagnanti essendo il Corpo Mistico di Cristo –la Chiesa, appunto- sempre come “acqua viva” che rigenera e rinvigorisce il mondo che giace sotto il giogo del peccato. La Chiesa cattolica, “Via, Verità e Vita” (come il suo Signore), è davvero la fonte zampillante cui attingere in primis la grazia santificante dei Sacramenti e poi, come Mater et Magistra , ci guida. Novità, dunque. E cambiamenti. Non una “rivoluzione” (che, come al solito, qualcuno spera e qualcun altro teme) ma alcuni spostamenti e soprattutto una maggiore definizione di alcuni ruoli all’interno della nostra Chiesa locale. Ed ecco che, pur permanendo il Vicario Generale, “nasce” un Consiglio Episcopale, composto da cinque Presbiteri. Ed inoltre mons. Caliandro,  Pastore della Chiesa brindisina da pochi mesi, ha non solo rinnovato alcuni dei vicari foranei ma ha soprattutto affidato ad essi  dei compiti di maggiore rilevanza all’interno delle sei Vicarie definendo (o meglio: ri-definendo) tali responsabilità.

Pochi spostamenti di Parroci e Vicari Parrocchiali, nuovo Rettore  al Seminario “Benedetto XVI”  ed alcuni avvicendamenti negli Uffici Diocesani. Infine è stato nominato il nuovo Segretario dell’Arcivescovo.  

Entreremo prossimamente nel dettaglio delle singole realtà  e, laddove possibile e vi sarà la disponibilità, saranno realizzate delle presentazioni ed interviste. “cronache brindisine” ha sempre avuto la massima considerazione della Chiesa locale e non ha mai perso tempo con inutili quanto dannosi (e sedicenti) scoop  inerenti più il sensazionalismo e lo scandalo (vero o presunto). Per meglio intenderci: non abbiamo mai parlato delle varie pagliacciate pseudo mistiche in atto nel nostro territorio (quando lo si è fatto è stato per riferire alcune  prese di posizione ufficiali della Diocesi). E continueremo così. Salvo balzarci agli occhi storture immense che, in virtù della correzione fraterna che Gesù stesso ci ha insegnato, non potremo far finta di non vedere.

SALVATORE FRANCESCO LACIRIGNOLA – Nel XXX Anniversario della morte la moglie Maria lo raggiunge in Cielo

SALVATORE.jpgErano le ore 15 del 22 maggio 1983 e, nella sua casa al quartiere Cappuccini, moriva Salvatore Francesco Lacirignola. Esattamente trent’anni dopo –oggi, mercoledì 22 maggio 2013- è morta la sua consorte Maria Maniglio. Chi conosce la vita di Salvatore e la sua intensa attività spirituale non si  sorprenderà di tale coincidenza: altre circostanze sono state connotate da quest’aspetto e per un cristiano queste non sono semplici coincidenze ma “segni” celesti. Di seguito riportiamo un breve profilo della vita di Salvatore:

 

Salvatore nacque a Gallipoli il 3 febbraio 1917: aveva perciò circa trent’anni quando, finita la guerra, dove era stato internato in un lager, decise di portare il cilicio.

 

Dalla contemplazione della croce riceveva l’ispirazione a somigliare sempre più a Cristo Sofferente. A volte dormiva per terra, altre notti le passava in preghiera, spesso digiunava.

 

Voleva somigliare a Cristo anche nella povertà perciò, tenendo per sé quanto bastava per la sopravvivenza della sua famiglia (era sposato), distribuiva il resto ai poveri.

 

Pregava e offriva se stesso per tutti. Il Signore gradì la sua offerta ed egli divenne cieco e sofferente.

 

Scrisse preghiere per l’Adorazione Eucaristica e fondò “I CAVALIERI DELL SS. SACRAMENTO”.

 

Quest’ultima è una Associazione Eucaristico-Mariana, riconosciuta dal nostro Vescovo (ed anche da lui incoraggiata a proseguire) che ha come “capisaldi” la Adorazione Eucaristica (che si svolge ogni 22 del mese presso la Chiesa delle Anime in Brindisi)in spirito di riparazione ed ovviamente la forte devozione alla Vergine Santa Presidente della Associazione è Stefano Paiano, Diacono Permanente, che ebbe la fortuna in vita di conoscere Salvatore, divenirne amico e, soprattutto, portagli la Santa Eucaristia gli ultimi anni della sua vita, essendo Salvatore infermo e cieco in casa.

 

Morì a Brindisi alle tre del pomeriggio del 22 maggio 1983.

 

Era domenica di Pentecoste e giorno conclusivo del Congresso Eucaristico Nazionale. Quasi un segno e una promessa del Signore.

 

Anche questo anno il 22 maggio cade nella Vigilia di Pentecoste! Un ulteriore “segno”.

 

 


RIORDINO PROVINCE – FUSCO “NOI VITTIME DI UN ATTO DI VIOLENZA”

 

NOI VITTIME DI UN ATTO DI VIOLENZA,  CONFERENZA STAMPA PER MERCOLEDÌ 14 2012 AD ORE 11,00, ROBERTO FUSCO, SI DEMOCRAZIA,BRINDISI, STORIA, DIGNITà, CORTE COSTITUZIONALE, LECCE, ACCORPAMENTO, RIORDINO PROVINCE  Raramente “Cronache Brindisine” sposa in toto una posizione, un intervento o comunque una espressione del pensiero altrui. E’ troppo preziosa la libertà e la indipendenza rispetto a chicchessia (e, men che meno, rispetto a partiti politici e/o loro esponenti di spicco). Tuttavia ci siam imbattuti –quasi per caso: “Cronache Brindisine” non riceve Comunicati Stampa da nessuno- in una interessante dichiarazione del  Consigliere comunale Avvocato Roberto Fusco. E la riportiamo integralmente. E’ un po’ lunga ma  val la pena di leggerla. Eccola:

NOI VITTIME DI UN ATTO DI VIOLENZA

La vicenda del riordino delle Province sta finendo nel peggior modo possibile. Il Governo ha compiuto un atto di violenza nei confronti dei territori e delle relative popolazioni, decretando l’accorpamento di alcune province ad altre, ignorando che la Costituzione prevede che, nel rispetto del principio delle autonomie locali, il mutamento degli enti locali possa avvenire solo con procedimenti che partono – senza minaccia alcuna da parte del Governo – dagli enti locali medesimi.
A Brindisi, invece di difendere tenacemente la provincia di Brindisi, è accaduto che, nonostante la precisa e ferma posizione assunta dal Consiglio Comunale di Brindisi, il dibattito e gli incontri tra parlamentari ed esponenti politici si sia limitato tra lo scegliere se andare con Taranto o andare con Lecce, determinando la più totale dissoluzione della Provincia di Brindisi, i cui Comuni, vedendo il Capoluogo ondeggiante tra l’andare con Taranto o con Lecce, hanno deciso ciascuno per proprio conto con chi andare, senza che neppure si tentasse un’azione di raccolta dei Comuni della Provincia di Brindisi a difesa della Provincia medesima.
Si è rivissuto un secondo 8 settembre 1943, con un completo “sciogliete le righe”, e con una fuga di coloro che avrebbero dovuto difendere fermamente la Provincia di Brindisi in ogni sede (complice il Governo che, volutamente decretando in un primo momento il commissaria mento delle Province, ha di fatto favorito l’abbandono degli enti provinciali da parte di coloro che li rappresentavano e che avrebbero potuto e dovuto difenderli).
Il pasticcio oramai è fatto, e solo un intervento della Corte Costituzionale che non si pieghi alle esigenze del Governo tecnico ed all’ennesima affermata situazione di urgenza economica, potrà ripristinare i diritti dei cittadini, così gravemente violati.
Si sostiene che non è importante difendere la Provincia, che è Ente oramai antistorico e privo di significato, sostenendosi che quel che importa è difendere la permanenza dei servizi sul territorio connessi allo status di Provincia (ASL, Provveditorato, Prefetture, Comando dei Carabinieri, Questura, ecc.).
Ma, come è stato già esattamente affermato da attenti osservatori della politica nazionale, se le Provincie sono antistoriche e prive di senso, perché allora non sopprimerle tutte ?
La generale soppressione sarebbe stata forse anche compresa, mentre la soppressione dei soli territori guarda caso più deboli economicamente, socialmente e dal punto di vista della rappresentanza politica, è e resta solamente un atto di violenza nei confronti appunto dei più deboli.
E si può sperare che un territorio che non abbia saputo difendere la propria storia, le proprie tradizioni e la propria dignità, non opponendosi ad un atto di violenza, sia capace poi di difendere il mantenimento dei servizi ?
Quale difesa è stata operata allorché per scelta Regionale lo stabilimento Alenia veniva insediato a Grottaglie, all’epoca persino priva di idoneo aeroporto, tralasciando la circostanza che fosse Brindisi il territorio con una già esistente forte vocazione industriale aeronautica, anche grazie alla presenza di maestranze altamente preparate e di imprese altamente specializzate ?
Quale difesa è stata operata allorché si sopprimeva la Banca di Italia o il servizio di Tesoreria o si trasferiva a Gioia del Colle il 32 stormo dell’aeronautica o si accorpava il Comando Marina ed il relativo arsenale a quello di Taranto ?
E allora è giunto il momento che la popolazione di Brindisi faccia sentire la propria voce.
La battaglia per la difesa della Provincia di Brindisi, qualunque esito avrà, deve diventare l’inizio di una permanente difesa da parte dei cittadini di Brindisi del proprio territorio e dei propri diritti, da tempo immemorabile trascurati e soppressi.
Senza l’intervento della Corte Costituzionale, od un forte intervento dei parlamentari in sede di conversione del decreto di riordino attualmente all’esame, probabilmente sarà una battaglia persa: ma non c’è battaglia più persa di quella non combattuta.
Se si dovesse perdere, resterà quanto a meno consegnato alla storia che il Governo ha commesso un atto di violenza nei confronti della Provincia di Brindisi e che la popolazione di Brindisi si è battuta, e non è corsa a sottoporsi a Taranto o a Lecce, consegnando al Governo la delibera che sancisca tale accorpamento.
Brucia ancora, dopo centinaia di anni, il ricordo della ferita alla dignità dei Brindisini inferto dalla privazione della seconda Colonna Romana, determinato non solo dalla perdita di un così rilevante elemento rappresentativo della nostra memoria storica, che è elemento fondante di qualsiasi comunità, ma anche dalla circostanza che furono persino gli stessi Brindisini, propria sponte, a portarla a Lecce.

Non si ripeta lo stesso errore.

Resti chiaro alla Storia chi è l’autore della violenza e chi ne è la vittima, senza deliberare l’adesione della Città di Brindisi ad alcuna altra Provincia.
Questa è la posizione di SI DEMOCRAZIA, che invita la popolazione a far sentire in ogni forma la propria voce di dissenso e che auspica una mobilitazione popolare in tal senso.

Roberto Fusco SI DEMOCRAZIA

SI DEMOCRAZIA CONVOCA SUL TEMA UNA CONFERENZA STAMPA PER MERCOLEDÌ 14 2012 AD ORE 11,00 PRESSO LA SEDE DI SI DEMOCRAZIA IN BRINDISI ALLA VIA PERGOLA N.8 (nelle vicinanze del parcheggio dell’Hotel orientale).

 


 

LA MILLENARIA STORIA DELLA CHIESA BRINDISINA

SAN LEUCIO PRIMO VESCOVO DI BRINDISIA beneficio di nuovi e vecchi lettori di questo Sito riportiamo -a puntate- la storia della Chiesa locale così come sinteticamente eppure magistralmente esposta dal Professore Giacomo Carito che reputo -e sono certo di non sbagliarmi- come il massimo conoscitore della Storia di Brindisi (e quindi anche della sua Chiesa) fin dalle sue origini. E’ istruttivo ed opportuno conoscere la storia -nella fattispecie quella ecclesiale- ed è persino piacevole e tutt’altro che “barboso” apprenderla dal professore Carito così come è riportata dal Sito Ufficiale dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici dell’Arcidiocesi di Brindisi-Ostuni(www.brindisiweb.com/arcidiocesi/)

Ecco: siamo agli albori del Cristianesimo, il Signore ha da pochi decenni dato il mandato ai suoi Apostoli di diffondere il Vangelo e…

Brindisi è stata fra le prima città dell’occidente ad accogliere il messaggio evangelico. Collocata nel cuore del Mediterraneo, era il luogo d’imbarco verso l’oriente per commercianti, legionari, studiosi e pellegrini. Lo stesso Pietro, per quel che ne riferisce, circa il 170 Dionigi di Corinto, potrebbe qui essere approdato. L’apostolo, venendo dall’oriente, imbarcandosi a Corinto è verosimile sia sbarcato a Brindisi da cui avrebbe potuto proseguire per Roma attraverso la via Appia. Questo itinerario fu seguito, ai primi del II secolo, da sant’Ignazio d’Antiochia nel corso del viaggio che compì per raggiungere Roma dalla Siria, toccando Filadelfia, Smirne, Troade, Napoli, Durazzo e Brindisi.

 

Nel corso del III secolo si possono pensare già attive nel territorio corrispondente alla Puglia attuale le sedi episcopali di Brindisi, Canosa, Troia, Lucera e Salapia. Il metropolita brindisino Marco è uno dei sette delegati occidentali, unico della penisola italiana, presenti nel 325 al concilio di Nicea. Qui era presente, quale accompagnatore di Alessandro patriarca di Alessandria, Atanasio che, nel 357, pare riferirsi ai monaci di Terra d’Otranto quali destinatari della sua Vita Antonii. Paolino da Nola (353/4-431), scrivendo tra il 398 e il 400 un augurio di accompagnamento diretto al santo vescovo Niceta di Remesiana rileva la presenza di monasteri maschili e femminili tra Lecce e Otranto.

 

Nel Salento trovarono rifugio nel V secolo profughi africani che, come attesta anche Vittorio di Vita (484), qui si rifugiarono per sfuggire alle persecuzioni poste in atto dai vandali d’osservanza ariana. Traccia dei vescovi e dei cristiani provenienti dal Nordafrica è nel culto antico per sant’Oronzo in Ostuni; qui l’onomastico ha diffusione già nel XVI secolo allorché è riferimento a una chiesa dedicata a sant’Oronzo e ubicabile sul monte Morrone. Le attuali modalità cultuali sono legate al seicentesco rinvenimento, sul monte Morrone, della grotta in cui il santo avrebbe trovato scampo in età neroniana e del fonte che avrebbe fatto aprire nella roccia.

 

San Leucio, è alle origini dell’esperienza cristiana nel Salento. Buona parte delle sedi episcopali di Terra d’Otranto lo esige quale protagonista delle rispettive leggende di fondazione quasi a significare l’originario rapporto di filiazione con la cattedra di Brindisi. La diffusione del suo culto in Italia meridionale si ebbe in coincidenza con la conversione ufficiale dei longobardi del ducato di Benevento al cristianesimo ad opera di san Barbato (+680) e della duchessa Teoderada (+706). È in questo periodo che il corpo di Leucio è traslato da Brindisi a Trani da dove, in seguito, sarebbe stato trasferito a Benevento centro del culto dei santi appartenenti all’Italia meridionale o in essa venerati. Leucio sarebbe nato in Alessandria d’Egitto; la sua prima formazione avvenne in una comunità monacale egiziana. Una visione, già ordinato vescovo, lo muove verso Brindisi dove potrebbe essere giunto ai primi del V secolo, profugo o visitatore dei confratelli. Segni forti è costretto ad offrire alla popolazione di Brindisi; sbarca nel seno di ponente, “non longe ab urbe“. Si rende presto conto dell’esistenza di un forte partito pagano, capeggiato da Antioco che chiede e ottiene, per la conversione, un segno ossia la pioggia. Leucio, che sino a quel momento aveva predicato poco fuori la porta occidentale della città, presso l’anfiteatro, poté promuovere l’edificazione “in media civitate” di una chiesa dedicata alla Vergine e a San Giovanni Battista. Seguita la sua morte sarebbe stato sepolto nel cuore della necropoli pagana di Brindisi, attuale quartiere Cappuccini, “ubi sanctus primo appedavit, et de navi descendit“. Sarebbe morto l’11 gennaio o sotto l’imperatore Teodosio I (379-385) o, molto piú verosimilmente, Teodosio II (408-50).
Una lettera di papa Celestino I (422-32) indirizzata il 21 luglio del 429 ai vescovi di Apulia et Calabria, termine quest’ultimo allora significante il Salento, fa intendere come la chiesa abbia salde radici nel territorio. Nel corso del V secolo, nel territorio corrispondente all’attuale Puglia, alle sedi episcopali preesistenti si aggiungono quelle di Siponto, Carmeianum, Ordona, Trani, Bari, Egnazia, Lecce, Otranto, Gallipoli e Taranto.
Il nome del vescovo Giuliano è reso dalla lettera per la quale il pontefice Gelasio I (492-6) offre conferma all’avvenuta elezione. Il testo contiene importanti indicazioni e prescrizioni in ordine alle ordinazioni, alla divisione dei redditi e al conferimento del sacramento del Battesimo.

Alla fine del VI secolo, Gallipoli, Lecce e Brindisi si trovano prive del loro capo spirituale e il pontefice Gregorio Magno incarica Pietro, vescovo d’Otranto, di visitare queste sedi sollecitando l’elezione di nuovi vescovi. Nel 601, ordina allo stesso Pietro di prendere parte delle reliquie del corpo di san Leucio da Brindisi e di inviarle ad Opportuno, abate del monastero dedicato allo stesso santo in Roma. Nella temperie culturale del settimo secolo si sviluppa l’episcopato di san Pelino, monaco basiliano formatosi in Durazzo, trasferitosi in Brindisi, in uno coi siri Gorgonio e Sebastio e col suo discepolo Ciprio, in quanto non aderente al Tipo ossia all’editto dogmatico voluto dall’imperatore bizantino Costante II nel 648. Pelino, coi suoi compagni, è difensore dell’ortodossia e in Brindisi pensa di trovare un asilo sicuro. Non ancora quarantenne assume la dignità episcopale; si mostra, in questa veste, fermo e intransigente innanzi ai funzionari imperiali che, infine, lo allontanano dalla cattedra brindisina. Deportato a Corfinio, viene qui condannato a morte e ucciso probabilmente nel 662 in uno con Sebastio e Gorgonio, bibliotecari ossia archivisti della sede episcopale di Brindisi. Da qui il vasto culto che negli Abruzzi è riservato al santo: patrono della diocesi di Valva – Sulmona, dedicatario della basilica cattedrale di Corfinio e di un piccolo centro abitato nella diocesi dei Marsi. (1. continua)

Giacomo Carito

 

la millenaria storia della chiesa brindisina,professore giacomo carito

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