Acque Chiare e Rigassificatore: chi risarcisce la Città?

La città si ritrova con tonnellate di cemento armato (ma gli ambientalisti dove sono?) sul proprio litorale e metri quadri di costruzioni abusive.

La stessa città si ritrova all’interno del suo splendido porto, unico al mondo, una innaturale propaggine che ostruisce lo stesso porto medio.

La Magistratura ha appurato la illegalità di questi insediamenti (e meno male. Per inciso: cortei, pagliacciate, no tav et similia non servono a niente. Basta la Legge. E Magistrati onesti). Bene. Ed ora chi deve risarcire la Città per questi danni?

E chi ci potrà mai restituire l’onore di una città ferita e conosciuta altrove solo per queste orrende storture?

ma è possibile che il responsabile di tutto ciò non debba pagare?

da brundisium a new brindeesy city (ma senza tappe intermedie)

E’ fin troppo comodo parlare di “città del futuro” (attenzione: occorre pure vedere come lo si prospetta. Ad esempio con un modernissimo registro delle unioni civili magari con incluse  coppie/triple -non chiedetemi cosa siano: rivolgetevi ai radicali che lo han proposto davvero!- o con futuristici parchi per scambisti riigorosamente accessibili pure alle altre bestie quali cani, gatti et cetera) per non guardare al presente e soprattutto per evitare di guardare al passato. Quello immediatamente prossimo e quello un po’ più remoto.

Eppure Mennitti, che la sa ben piu lunga di noi (candidati sindaco inclusi, o la piu parte di essi) ci mise in guardia già tempo fà: “andiamo avanti”, disse, “andiamo avanti perchè loro vogliono tornare indietro”. Eh già, lo scrittore e politologo, il parlamentare onesto (ed il seggio se lo sudò: un conto è entrare in parlamento con partiti al 30% o più -ed in quei decenni c’erano partiti che facevano ben più del trenta- ed un conto è meritarsi i voti all’interno di una formazione politica con percentuali ad una cifra, talora piu piccola di cinque) e soprattutto l’ottimo conoscitore di Brindisi e dei brindisini (inclusi quelli che s’agitano attorno alla cosa pubblica) sapeva bene quale era il rischio.

E non solo ha scongiurato tale rischio (che già, di per sè, sarebbe un grosso merito) ma ha pure pensato alla città del futuro. Lui si, ma veramente. E del resto cosa è candidare Brindisi a Capitale Europea della Cultura 2019 ben dieci anni prima? Significa pensare, progettare, guardare al futuro -ma senza fughe in avanti- avendo il tempo di costruirlo bene e ponendo basi -c o n c r e t e- per esso. Per non restare nel vago: altro è aprire una struttura (il nuovo teatro) così, una tantum, altro è creare un Ente ad hoc (necessario e funzionale,  non un carrozzone statalista stile diccì o i pallosi comitati culturali della intellighenzja comunista) che garantisca continuità e soprattutto un buon “funzionamento” del teatro stesso. Sennò correvamo il rischio di coprirci di ridicolo organizzando nel piu grande teatro d’europa declamazioni di barzellette in dialetto magari con tajedde di focaccia e l’immancabile vino, a usu cesare braicu.

Ho fatto un esempio volutamente scomodo ed impopolare: basti dire che un  candidato sindaco degli exPCI, una volta, disse pubblicamente che la cultura erano i chioschi dei paninari sul lungomare e li molli a ddò zumpavunu li piccinni, giuro che l’ho sentito con le mie orecchie. E non era un parvenu della politica con basso tasso di scolarità (il prototipo del consigliere comunale della nostra città, specie in certe aree “politiche”). Ma, è ovvio, potrei farne mille altri. Ed invece ne faccio solo un’altro: la dignità alla istituzione Comune. E quando qualcuno, in arsura da oltre un lustro, ha pensato bene di organizzare una bella occupazione a mò di pasconi, è intervenuta giustamente la Legge.

Gia. La legge. In ossequio alla quale manco si può fare una struttura di chiusura di un balcone -ed è giusto che sia così- ed invece in passato si è tollerato ben più di una vetrata o di un gazebo. Ma, fortunatamente, la Magistratura è intervenuta pure in questo àmbito. Ed è un virtuoso continuum con le vergognose catapecchie lì vicino demolite, mica sono cose slegate, episodiche. No: si chiama unità di intenti, sinergia, idem sentire. Si chiama onestà.

maledetto comunismo

il comunismo esiste ancora, altro che. eccome se esiste. fate bere due tre birre ad uno di sinistra e comincerà a confessare; se poi gli offrite pure un paio di amari comincia pure a cantarvi bandiera rossa col pugno chiuso. ma i comunisti sono tali anche se non stanno ncilunati: brindisi, ad esempio, brulica di comunisti, chinu chinu stai. Basta leggere quella testata lì. Parla solo di politica -nello specifico: i ponci locali in vista delle amministrative- e se mette qualche notizia di cronaca lo fa solo per dar la parvenza d’essere veramente un giornale. la prossima volta parleremo del complesso di superiorità di costoro. Maledetto comunismo, ideologia atea menzognera  fecale omicida e liberticida.

maledetto comunismo ateo

siti migliori