D’Attis su Università e Fondazione Nuovo Teatro Verdi

d'attis: “l'universita' porta sviluppo a brindisi.  mi chiedo ch,mauro d'attis“Io voglio continuare a fare la mia parte concretamente e mi auguro che anche l’amministrazione provinciale voglia fare lo stesso. Non vorrei che, dopo l’attacco sferrato alla Fondazione Nuovo Teatro Verdi, adesso dobbiamo assistere ad un ulteriore disinteresse verso l’Università”.

 

D’ATTIS: “L’UNIVERSITA’ PORTA SVILUPPO A BRINDISI.

MI CHIEDO CHI VUOLE DEPOTENZIARLA”

 

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 “La sede di Economia aziendale dell’Università di Bari non può e non deve chiudere a Brindisi. E soprattutto non si può decidere entro il 3 maggio, in tempi cioè ritrettissimi, la chiusura di un corso di laurea indispensabile a Brindisi e che offre l’80% di occupazione dopo la laurea. Quando ci siamo incontrati con gli studenti, avevo offerto il mio sostegno, da sindaco eletto, a potenziare le strutture universitarie nella nostra città. D’altronde in questi anni è stato fatto tanto e i risultati, in termini di iscritti, si vedono. Adesso mi chiedo chi abbia interesse a depotenziarla”

 

Lo sostiene in una nota Mauro D’Attis, candidato sindaco per la coalizione di centro destra al comune di Brindisi.

 

“Io voglio continuare a fare la mia parte concretamente e mi auguro che anche l’amministrazione provinciale voglia fare lo stesso. Non vorrei che, dopo l’attacco sferrato alla Fondazione Nuovo Teatro Verdi, adesso dobbiamo assistere ad un ulteriore disinteresse verso l’Università e verso tutti quegli studenti che scelgono la sede di Brindisi e che rischiano di esserne privati – aggiunge D’Attis -. Occorrono valutazioni politiche forti e ai miei concittadini chiedo, quando andranno a votare, di ricordarsi di chi crede che la cultura e l’Università possono portare sviluppo e benefici a Brindisi”.

se il candidato pubblica barzellette pornografiche

Ognuno è libero di farlo, partiamo da qui. E del resto lo stesso Bill Gates affermò pubblicamente che la piu parte dei fruitori del pc lo usavano per la pornografia (e affini). E quantificò anche gli sporcaccioni (parlò dell’80%). Ora, io ho voluto cominciare con questi dati perchè non appaia un tentativo di ridurre le libertà personali e neppure di puntare il ditino dimenticando che il mondo è pieno di sporcaccioni.

Però chi si candida (sarebbe opportuno andare a vedere la etimologia del termine, o almeno coloro che non lo sanno) in qualche modo, persino con la “inflazione” dei candidati (solo trenta anni fa era impensabile una tornata amministrativa con oltre 22 liste e centinaia di candidati che, obiettivamente, non hanno lo spessore per diventare amministratori di una città, ma la democrazia è così e prevede pure questi impazzimenti) non deve dimenticare che diventa un “personaggio pubblico” e che, per definizione, il candidato è sottoposto in campagna elettorale al giudizio del cittadino-elettore.

Quella barzelletta non è brutta: fa schifo. E non sperate che io la riproponga: sono rimasto scandalizzato nel leggerla e ho stentato a credere che davvero un candidato avesse pubblicato qualcosa del genere. Non riproporrò quella porcheria: sono stato educato in un certo modo e mi è stato insegnato che le parolacce neppure si ripetono. Figuriamoci quella schifezza che è molto peggio di una “semplice” parolaccia.

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