«Candido», un altro mondo è possibile – Sabato 1° giugno al Nuovo Verdi

«Candido», un altro mondo è possibile

«Candido», un altro mondo è possibile, nuovo teatro verdi brindisi

Sabato 1 giugno (ore 20.30)

al Nuovo Teatro Verdi

la pièce del Gruppo Mòtumus tratta dalla celebre opera di Voltaire

Sono passati più di duecentocinquanta anni da quando Voltaire scrisse «Candido», racconto filosofico, divertente, ironico dal ritmo pieno, pulsante di vita, una parodia dell’ottimismo che però fu subito condannata al macero perché ritenuta dissacratoria. Sguardo irriverente e arguto che smaschera i fanatismi e l’ottusità del pensiero filosofico, «Candido» torna in scena sabato 1 giugno alle ore 20.30 al Teatro Verdi, protagonisti gli attori della Scuola d’arte drammatica della Puglia «Talìa» con la regia di Maurizio Ciccolella e la drammaturgia di Antonio De Mattia. Lo spettacolo chiude per il 2013 la rassegna «Attimi di scena», un’istantanea sul teatro contemporaneo che la Fondazione dedica anche quest’anno ai gruppi del territorio.

«Candido», un altro mondo è possibile, nuovo teatro verdi brindisi

Candido, giovane mite e sognatore iniziato alla filosofia dal suo maestro Pangloss, ha imparato che nella vita «tutto va per il meglio» e che questo «è il migliore dei mondi possibili». Ma Voltaire si dissocia e attacca duramente questa visione “ottimistica” mostrando fino al paradosso come il nostro sia un mondo folle e indifeso.

La ricerca della felicità è per il giovane l’inizio della sua odissea, a partire dal bacio dato alla madamigella Cunegonda, figlia del castellano del maniero in cui è stato allevato. Scacciato dal castello, Candido vagherà per il mondo, tra terribili avventure e incontri singolari che giungono per disingannarlo sul conto delle dottrine del maestro, dimostrandogli come in realtà nel mondo tutto vada per traverso. Il mondo “là fuori” tracima di violenza, soprusi e calamità naturali, l’Inquisizione imperversa, la tirannide nega e comprime la libertà. E ancora la guerra, il carcere, la tortura, la morte di Pangloss, l’Eldorado, infine il ritorno a Venezia dove ritrova tutti gli amici invecchiati, compresa Cunegonda, e giunge alla triste conclusione che è venuto il tempo che «ognuno coltivi il proprio orto».

Dopo anni di ininterrotto peregrinare, ormai disincantato, Candido si spoglia dell’ottimismo che tanto lo ha segnato: la realtà dei fatti gli appare diversa, il migliore dei mondi possibili non esiste. In fondo resta la rassegnazione, non l’orto fiorito, ma il giardino che vive in un autunno perenne. Candido si accontenta, ma non perché è alla fine dei suoi giorni: si compie il suo vero destino, quello di un amore avvizzito e di una compagnia di amici che sembrano gli spettri di loro stessi. L’ottimismo filosofico di Leibniz è bello che servito. Voltaire ha raggiunto il suo scopo.

«Candido» è una ironica meditazione sul destino umano, sul senso della storia e sulla ricerca della felicità. Il pubblico è al fianco degli interpreti che “recitano” la loro parte per dimostrare che il teatro è pensiero e coinvolgimento.

Moltissimi gli adattamenti dell’opera in altre forme artistiche, come balletti, film («Candide ou l’optimisme au XXe siècle», di Norbert Carbonnaux del 1961), fumetti, disegni, pitture, fino all’operetta di Leonard Bernstein. Il «Gruppo Mòtumus» pone al centro del proprio lavoro non il testo, non l’attore, né la regia o la scenografia, ma tutti questi elementi messi insieme, dando forma ad un “sogno incessante” in cui la fantasia dello spettatore trova approdo per avventure sempre nuove.

«In questo migliore dei mondi possibili, tutti i fatti son connessi tra loro. Tanto è vero che se voi non foste stato scacciato a gran calci nel sedere da un bel castello, per amore di madamigella Cunegonda, se non foste capitato sotto l’Inquisizione, se non aveste corso l’America a piedi, se non aveste infilzato il Barone, se non aveste perso tutte le pecore del bel paese Eldorado, voi ora non sareste qui a mangiar cedri canditi e pistacchi.
Voi dite bene – rispondeva Candido; ma noi bisogna che lavoriamo il nostro orto».
(Voltaire, «Candido», capitolo XXX)

Si comincia alle ore 20.30.
www.fondazionenuovoteatroverdi.it

Info e prenotazioni
Botteghino Nuovo Teatro Verdi
(apertura sabato 1 giugno ore 11.00-13.00 e dalle 19.30)
Tel. 0831 562554 – 327 6874733

«Candido», un altro mondo è possibile, nuovo teatro verdi brindisi

UfficioStampa & Comunicazione
FondazioneNuovo Teatro Verdi Brindisi
0831.22.92.30
stampa@fondazionenuovoteatroverdi.it



TEATRO – “Italiano prigioniero sono” sabato 25 al “Nuovo Verdi”

«Italiano prigioniero sono»

Sabato 25 maggio (ore 21)

al Teatro Verdi in scena il nuovo lavoro di «Meridiani perduti»

Locandina spettacolo.jpg

di e con Sara Bevilacqua

musiche Daniele Bove

voce Daniele Guarini

drammaturgia Emiliano Poddi

disegno luci Paolo Mongelli

grafica Piero Gioia

 

nuovo teatro verdi - brindisi,

Torna al Verdi con il suo terzo appuntamento la rassegna «Attimi di scena», uno spazio che la Fondazione dedica alle realtà del territorio protagoniste della scena contemporanea.

 

Il dramma della prigionia nei campi di lavoro della Germania nazista è il tema narrante di «Italiano prigioniero sono» di Sara Bevilacqua con la drammaturgia di Emiliano Poddi, il nuovo lavoro di «Meridiani perduti» in programma sabato 25 maggio alle ore 21.

 

16 aprile 1945. L’aviazione russa bombarda il campo di prigionia di Francoforte sull’Oder e Oscar, brindisino classe 1923, può mettersi in fuga, destinazione Berlino. Sono passati due anni, due anni senza fine, da quando è prigioniero di quel filo spinato che rabbuia il cielo. Il tempo passa tra un espediente e un ricordo, le giornate a Brindisi, gli amici, gli affetti, quel futuro che improvvisamente ha invertito la rotta come una nave in partenza dal porto sotto casa. Resta l’uomo che si ripiega in sé, sale sulla tradotta che lo porta in un paese sconosciuto, fatto di neve e di terrore, la storia della civiltà ripercorsa al contrario, dal paese di provincia al capolinea dell’inferno. Da quando il treno si fermerà, vomitando il suo carico di umanità compressa, ogni azione sarà ripetuta in un rituale che disfa e annienta: tolti i vestiti, rasati i capelli, il nome diventa un numero da masticare in tedesco. Lo spettacolo mette in scena la vicenda di Oscar, il suo racconto così sfaccettato di episodi, tanti, perché solo chi ha vissuto quella esperienza può ricostruire con dovizia la barbarie.

Lo stesso Primo Levi scriveva di quante volte avesse usato, nella sua vita civile, le parole fame e freddo ma che solo all’interno del campo ne avesse compreso tutto il significato. La vita del lager, con i sentimenti di paura e rabbia, il valore della sopravvivenza, sono interpretati con la forza emotiva dei ricordi, due anni dal 1943 al 1945 che segneranno profondamente tutti gli altri. Il filo narrativo corre in mezzo alla memoria, lo fa anche la musica con Daniele Guarini e Daniele Bove che, voce e pianoforte, ritornano a quelle pagine in cui improvvisamente la civiltà si è oscurata.

 

25 aprile 1945. Oscar è a Berlino con il suo compagno Nino, nascosto in uno scantinato, i soldati russi lo scoprono, lo scambiano per nazista ma lui se la cava biascicando poche parole nella lingua degli zar. Adesso è libero e salvo, sa di poter arrivare in fondo, non solo alla giornata, ma al viaggio che lo riporterà a Brindisi. Migliaia di pedalate sulla strada di casa, drammatiche, frementi, disseminate di pericoli ma tutte in discesa. Alle spalle lo strazio di città dilaniate dall’ennesimo impeto di follia. «Italiano prigioniero sono» è l’avventura di un eroe che da quell’abisso della ragione è riuscito a tirarsi fuori. Inforcando la sua bicicletta e pedalando come un treno verso Brindisi.

 

Si comincia alle ore 21.00.
Info www.fondazionenuovoteatroverdi.it e tel. 0831 229230

Prenotazioni presso botteghino Nuovo Teatro Verdi

Apertura mercoledì ore 11.30-13.30 e 16.00-18.30

Tel. 0831 562554

 

Brindisi, martedì 21 maggio 2013


Ufficio
Stampa & Comunicazione
Fondazione Nuovo Teatro Verdi Brindisi
0831.22.92.30
stampa@fondazionenuovoteatroverdi.it

al “Verdi” Franco BRANCIAROLI

Ronald Harwood, Franco BRANCIAROLI, SERVO DI SCENA, ROMAN POLANSKI, NUOVO TEATRO VERDI BRINDISI,Masolino D’Amico,  Franco Branciaroli è il grande mattatore nel «Servo di scena» in programma martedì 27 e mercoledì 28 marzo, alle 20.30, al Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, dove l’attore torna due stagioni dopo essere stato protagonista in «Vita di Galileo» di Bertolt Brecht per un doppio appuntamento realizzato in collaborazione con il Teatro pubblico pugliese (info botteghino 0831.56.25.54).

«Servo di scena», del quale Branciaroli è interprete e regista sulle scene di Margherita Palli (che firma anche i costumi) in una coproduzione tra il Teatro Stabile di Brescia e il Teatro degli Incamminati, è, invece, uno dei più celebri testi teatrali di Ronald Harwood, il premio Oscar per la sceneggiatura de «Il pianista» diretto da Roman Polanski che nel 1983 aveva curato anche l’adattamento cinematografico di «Servo di scena» nell’omonimo cult di Peter Yates interpretato da Albert Finney (premiato al Festival di Berlino) e Tom Courtenay (cinque candidature agli alle statuette).

Il testo, che in questo allestimento viene presentato con la traduzione di Masolino D’Amico, è ritagliato ad hoc sulla figura di un attore di grande carisma. Si tratta, infatti, di un appassionato omaggio al teatro e alla sua gente, nonché perfetta ricostruzione d’epoca che fa da cornice agli ultimi successi di un grande attore, ormai al tramonto.