La morte del calciatore Morosini e la Divina Misericordia

gesù.jpgLa improvvisa morte del calciatore bergamasco Piermario Morosini, “entrata” in tutte le case tramite la tv, spinge ciascuno di noi a riflettere. Personalmente ad ogni morte improvvisa (incidenti, malori, disgrazie in genere) della quale vengo a conoscenza oltre a pregare per quell’anima ritorna in me, forte, la consapevolezza della caducità della vita e della assoluta transitorietà di essa e soprattutto mi tornano in mente le parole di Gesù “Vegliate e pregate”, perché appunto non sappiamo né il giorno né l’ora. Non è il caso di fare gesti scaramantici: la morte è un evento ineluttabile cui il cristiano deve pensare senza ossessione e con serenità.

E occorre essere pronti, farci trovare pronti: il Vangelo è pieno di insegnamenti del Signore riguardo ciò. Non voglio fare prediche: spero che domani le ascolterete dai Sacerdoti.

Già. Domani. Domani, 15 aprile non è una giornata qualsiasi: è la Festa della Divina Misericordia, Solennità introdotta da Sua Santità Giovanni Paolo II proprio pochi anni fa. Come moltissimi sanno tale ricorrenza è stata voluta direttamente addirittura da Nostro Signore attraverso delle prodigiose rivelazioni alla santa polacca suor Faustina Kowalska che, appunto, ha trasmesso al mondo intero (ed alla Chiesa in primis) tale volere Divino. Gesù ha voluto espressamente che la prima Domenica dopo Pasqua (quella che una volta veniva definità Domenica “in albis”) venisse dedicata alla Divina Misericordia.

In tale giornata, infatti, la Chiesa concede un dono grandissimo a chiunque vuole riceverlo: la indulgenza plenaria , ossia la remissione totale di tutte le colpe e di tutte le pene che avremmo dovuto scontare per i nostri peccati. E’ una circostanza eccezionale: praticamente l’anima che lucra tale indulgenza ritorna alla “innocenza battesimale” e nel momento in cui attinge a questo straordinario dono è totalmente cancellata ogni pena ed ogni colpa, proprio come un bimbo appena nato che ha solo la ferita del peccato originale.

Naturalmente per poter avere l’indulgenza plenaria occorre recarsi in qualsiasi chiesa durante la giornata di Domenica 15 aprile (Festa della Divina Misericordia), partecipare alla Santa Messa e fare la Comunione (chiaramente per accostarsi alla Comunione occorre essere in grazia di Dio: nel caso si versi in situazione di peccato mortale è necessaria la Confessione Sacramentale, da fare al massimo entro otto giorni dalla Domenica) e dire delle semplici preghiere: il Credo, un Padre Nostro o un Ave Maria secondo le intenzioni del Papa. Tutto qui: come si vede la mIsericordia di Dio è davvero infinita ed accessibile a tutti proprio perché Dio vuole la salvezza di tutte le anime e da A TUTTE continue opportunità: naturalmente Egli non violenta la nostra libertà di cui ha il massimo rispetto.

Diciamo il nostro piccolo grande “si” a Dio: attingiamo alla fonte del suo Amore e della Sua Misericordia finchè siamo in tempo. Perché davvero non possiamo prevedere quando saremo chiamati da Lui.

Quando si preferisce la tenebra alla Luce

Anzitutto un plauso -che forse apparirà insignificante o, addirittura, potrà esser accolto in modo malevolo e/o  sgradito dagli stessi destinatari- a quelle Testate che non si sono lasciate “intruppare” dallo strumentale attacco al Vescovo di Brindisi (che, in definitiva, è un attacco all’intera comunità cattolica dei credenti in Cristo). Bravi: continuate a restare distanti da certe campagne.

Per il resto c’è ben poco da aggiungere, almeno per ora preferiamo così. Il cristiano (che secondo quel bizarro personaggio televisivo è un “cretino” , anche per un discorso etimologico) è portato a perdonare, amare il nemico e pregare per i persecutori. E questo facciamo e faremo. Se riterremo opportuno metteremo, con la libertà dei figli di Dio, i puntini sulle i. Non avremmo remora alcuna ad affermare le enormi storture che abbiamo già colto. Ma, ripeto, per ora restiamo silenti ed oranti. Quando la puzza di zolfo diventerà insopportabile non potremo più tacere.

Ma fin da ora diciamo: amiamo sinceramente Padre Arcivescovo. E lo amiamo, sinceramente, fin da quell’Anno giubilare durante il quale il Beato Giovanni Paolo II volle inviare Mons. Rocco Talucci a guidare la nostra Diocesi. E pazienza se poche mele marce (anzi: dato il di lui  compito prettamente pastorale potremmo a giusta ragione dire “pecore nere” o smarrite) non sopportano lo splendore della Verità.

cosimo de matteis